Come funziona il cervello
Il cervello è composto da circa cento miliardi di neuroni o cellule celebrali, che sono in continua comunicazione l’una con l’altra attraverso impulsi elettrici e l’azione di alcune sostanze chimiche, i neurotrasmettitori. Fino a non molto tempo fa vi era la convinzione che l'unico cambiamento possibile da parte del cervello fosse la perdita di neuroni dovuta all’avanzare dell’età. A partire dai primi anni Sessanta hanno cominciato a sorgere dei dubbi relativamente a questa idea fino a quando, grazie all’avvento di mezzi non invasivi di neuroimaging, numerosi studi elettroencefalografici e di iimaging hanno dimostrato la natura altamente plastica e flessibile del cervello adulto umano. Tanto per fare un esempio alcune ricerche, attraverso la risonanza magnetica funzionale, hanno dimostrato cambiamenti nella struttura del cervello prima e dopo aver acquisito le competenze per un’abilità specifica come per es. imparare a fare giochi di prestigio, oppure differenze nel pattern di attivazione in varie regioni del cervello durante l’apprendimento di un compito nuovo rispetto ad uno imparato in precedenza).
Quello cui questo studi conducono è l’idea che il cervello adulto sia molto plastico e che, attraverso l’esperienza, si possano verificare cambiamenti a livello strutturale, funzionale e neurochimico in periodi di tempo brevi.
Queste considerazioni sono molto interessanti in quanto hanno aperto la strada ad una serie di ricerche mirate a verificare quanto la pratica della meditazione e nello specifico della mindfulness possa influire sulla struttura, sull’attività sulle funzioni cerebrali.
I risultati fino ad ora raggiunti sostengono l’ipotesi che una pratica regolare della mindulness apporti cambiamenti cerebrali duraturi con importanti implicazioni per la salute ed il benessere.
Emisfero destro ed emisfero sinistro: pensiero e sensi
Anche se si parla di emisfero sinistro ed emisfero destro, in realtà esistono molti collegamenti tra i due.
Entrambe gli emisferi registrano gli stessi dati sensoriali, ma le due metà elaborano i dati in maniera differente. L’emisfero sinistro analizza, compie astrazioni, enumera, scandisce il tempo, programma operazioni suddivise in diverse fasi, verbalizza e esprime concetti razionali basati sulla logica.
L’emisfero destro viaggia su una dimensione più astratta, vede cose che possono essere immaginate o ricorda cose che possono essere reali. Consente di vedere come le cose esistono nello spazio e come le parti si uniscono a formare il tutto. Consente la comprensione le metafore, la creazione di nuove aggregazioni di idee. Compie funzioni intuitive, soggettive, globali, libere dal concetto del tempo, da esso dipende la capacità espressiva di una persona.
La vita quotidiana solitamente è dominata dal pensiero logico, dalla logica del “fare”, della razionalità con un utilizzo prevalentemente dell’emisfero sinistro.
Non cogliendo e non utilizzando il modo di percepire la realtà dell’emisfero destro si genera una notevole attività concettuale: in un certo senso si pensa a troppe cose da fare o addirittura si porta l’attenzione sul fare in modo piuttosto che dedicare tempo all’essere. Come dice John Kabat-zin “siamo sintonizzati sulla modalità del fare e non su quella dell’essere”.
Dove porta la meditazione
La pratica di consapevolezza può portare calma mentale, rallentare o tranquillizzare l’attività mentale, quindi l’attività compulsiva del cervello, e aiuta a stimolare l’attività della parte destra del cervello. Mantenere attivo l’emisfero destro significa conseguentemente diminuire o annullare lo stress e quindi migliorare il benessere e la salute, sia quella mentale che fisica.
Chi comincia a praticare la meditazione o le pratiche di consapevolezza tende a cominciare con una certa aspettativa e con l’attesa di risultati immediati. “Non succede nulla!”, oppure “Non ho la pazienza e il tempo di fare queste cose” è un classico approccio da parte dell’emisfero sinistro. La conseguenza di questo tipo di approccio razionale, “del fare”, è un rallentamento dei risultati e porta a ritardare i benefici della pratica. La chiave durante la pratica è quella di mantenere un atteggiamento gentile con se stessi, riconoscere il pensiero e lasciarlo andare. Questo atteggiamento attiva determinati percorsi nel cervello che riducono l'attività dell’emisfero sinistro.
Cervello in meditazione
La Mindfulness e le pratiche di consapevolezza sono classificate come forme passive di meditazione.
Qui di seguito alcuni effetti collegati al loro esercizio prolungato nel tempo.
Aumento della concentrazione
Le ricerche effettuate utilizzando la neuroimaging hanno dimostrato che le tecniche di meditazione tra cui la Mindfulness possono promuovere significativi cambiamenti nelle aree del cervello associate alla concentrazione e all’attenzione. Chi medita inizia con l'intenzione di allentare la forza dei pensieri nella mente. Ciò si riflette in un aumento dell'attività nell'area associata all’attenzione. Rallentando lentamente la mente, ci sono ulteriori aumenti di attività nella zona associata all’ attenzione. Allo stesso tempo, l'attività nella regione della corteccia frontale che circonda la zona associata all’ attenzione diminuisce. Questo è il risultato dell’attenzione concentrata, e riflette un sorta di filtraggio di tutte le informazioni che non sono ritenute importanti.
Vivere più a lungo nel momento presente
Con le pratiche di meditazione si volge l'attenzione al presente, al qui ed ora, all'esperienza percettiva momento per momento, istante per istante, così come essa si presenta. Si innesca quindi uno spostamento dell’ attività cerebrale nell’emisfero destro. Questo passaggio da un pensiero “logico-intellettuale” dell’emisfero sinistro ad un approccio più “esperienziale” basato sul percepire, sul sentire l’esperienza piuttosto che analizzarla in modo razionale, intellettuale., evidenzia come la parte sinistra del cervello non possa “vivere” l’esperienza per quello che è, ma sia incline all’intellettualizzazione.
L’emisfero destro non ha la capacità di catalogare e analizzare l'esperienza; intuitivamente esso semplicemente 'sente'.
Uno stato mentale chiaro e vigile
La pratica induce inizialmente ad un stato di benessere che deriva dall'attivazione massima del sistema nervoso parasimpatico (rilassamento), e poi, attivazioni neurali differenti, ormonali e altri fattori scatenanti provocano uno stato di attivazione massima del sistema nervoso simpatico, producendo uno stato mentale chiaro e vigile. Altri effetti che si possono evidenziare sono costituiti da un rallentamento del ritmo respiratorio, del battito cardiaco e della pressione sanguigna. Questi effetti sono il risultato dell'effetto della amigdala sulle strutture del mesencefalo che controllano queste funzioni.
Pensieri ed emozioni
Le emozioni si attivano nel cervello attraverso i pensieri, che sono spesso inconsapevoli. Quando ci si trova di fronte ad una potenziale minaccia, questo può innescare emozioni come la paura, la rabbia o la voglia di fuga. Il tipo di reazione è spesso sproporzionata rispetto alla situazione. Quando in preda a queste emozioni negative, la capacità di pensiero del cervello razionale è diminuita, si rischia di tornare a comportamenti automatici ed istintivi memorizzati nei gangli basali. La pratica della meditazione aiuta a riconoscere e osservare i modelli di pensiero. In seguito si sviluppa la capacità di riconoscere il sorgere dei pensieri imparano ad osservarli in maniera distaccata, senza la necessità di essere coinvolti in essi o reagire compulsivamente ad essi con altre concettualizzazioni evitando quindi l’innescarsi di reazioni emotive o “automatiche”.
Chi può trarre beneficio dalla Mindfulness
Da quanto sopra, si evince quanto la pratica della Mindfulness possa essere un valido aiuto per chiunque voglia un aiuto ad affrontare la propria quotidianità con serenità ed apertura, in connessione con quanto lo circonda. Allo stesso modo questa pratica può essere di aiuto per coloro che stanno vivendo momenti di difficoltà con o senza disturbi psicologici e/o fisici.